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Chi siamo laici associati, amici, collaboratori
Insieme alle Suore della Carità ci sentiamo chiamati dal carisma di santa Giovanna Antida Thouret
Viviamo il Vangelo della carità nello stile del servizio, secondo la nostra vocazione

Iniziative, attività, eventi AJA

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GUIDA E DIRETTRICE SPIRITUALE

ESPERTA DI UMANITÀ

 

Tratteggiare il profilo spirituale di suor Nemesia non è facile: il suo volto esprimeva calma, pace, infondeva serenità, anche quando il suo animo era in subbuglio.

E tutta la sua esistenza non fu che la somma di tante cose normali, occupazioni ordinarie, faccende comuni, compiti per nulla esaltanti. Sbaglierebbe chi cercasse nella vita dell’umile suora valdostana eventi straordinari, fatti e vicende che attestano un cammino religioso condotto all’insegna dell’eccezionalità.

La testimonianza spirituale di suor Nemesia si sviluppa, viceversa, nell’ordinario, privilegia la dimensione della quotidianità.

La sua vita è un forte messaggio di umiltà e di carità: la sua fedeltà al carisma, la dedizione alle novizie e alle consorelle vanno intimamente legate al suo amore per la Chiesa, che si manifesta nel suo ardente spirito missionario e nella sua generosa e lieta disponibilità a servire tutti nella Chiesa.

Sul suo itinerario spirituale influirono molteplici fattori: la solida educazione religiosa ricevuta in famiglia, gli studi compiuti nell’Istituto di Besançon e i forti legami stabiliti con le Suore della Carità di Pont Saint-Martin, la formazione acquisita nel noviziato di Vercelli; l’incontro con i grandi maestri dello spirito, attraverso l’accostamento ai testi di Ignazio di Loyola, Francesco di Sales e Vincenzo de Paoli.

Tutto contribuì a sviluppare in suor Nemesia un vivo sensus ecclesiae, un’autentica passione missionaria e un’azione educativa dai tratti realmente incisivi e pienamente adeguati alle sollecitazioni e ai bisogni del suo tempo.

 

È IL MISTERO PASQUALE CHE CI RINNOVA

Come l’esistenza di suor Nemesia fu estremamente semplice nel suo dipanarsi, due soli luoghi Tortona e Borgaro e due sole attività insegnamento e professione religiosa, così la prospettiva spirituale da cui prende le mosse suor Nemesia trae alimento da un unico e fondamentale tema teologico: l’amore a Gesù Crocifisso. Ed è nell’imitazione del Cristo sofferente, che si radica la sua concezione dell’impegno educativo e dell’apostolato della carità.

L’annuncio evangelico, l’educazione umana e cristiana delle nuove generazioni, il servizio ai poveri, la sollecitudine missionaria, la formazione religiosa delle novizie si configurano come imitazione e sequela di Gesù Cristo, come impegno a continuare la sua opera di redenzione tra gli uomini, come partecipazione al mistero di Cristo Salvatore e Redentore: “Desiderosissima che Dio fosse conosciuto, amato e servito da tutte le creature e vivamente accesa di ardore per la salvezza delle anime – ricorda una sua allieva, poi divenuta Suora della Carità – inculcava a noi di pregare, perché la fede cattolica fosse largamente diffusa, affinché Dio avesse maggior gloria”.

 

È L’UNIONE CON DIO CHE CI TRASFIGURA

Mentre si divideva fra gli impegni e le preoccupazioni quotidiane che derivavano dal servizio alle educande, alle orfane e alle novizie, mentre era assorbita dai compiti e dalle responsabilità legati al ruolo di educatrice, mentre si prodigava nella ricerca di ogni forma di aiuto per i missionari, mentre non perdeva occasione per soccorrere i poveri, gli ammalati, i carcerati, suor Nemesia viveva costantemente un’intensa partecipazione interiore al mistero di Dio, alimentata da una pietà calda, spontanea, tenera e benevola.

La sua specifica impronta spirituale si manifestava soprattutto nei momenti di raccoglimento e di preghiera, nel cogliere i segni della rivelazione di Dio in ogni momento della sua vita e nel costante mantenimento di un temperamento benevolo e amorevole, dotato di una comune capacità di penetrazione degli animi.

Il forte desiderio di vivere interiormente alla luce e nel conforto della presenza di Dio si esprimeva nei momenti di raccoglimento e di preghiera e diventa motivo e sostegno per un atteggiamento verso gli altri e le vicende della vita caratterizzato da singolare mitezza, ilarità e allegrezza, non comuni. La cura costante dedicata al discernimento delle modalità relazionali più adeguate al temperamento e al carattere delle persone con cui entrava in contatto e l’instancabile pazienza di cui seppe dare ampia prova si univano ad una risoluta fortezza d’animo, che consentì a suor Nemesia di mantenere, nelle diverse circostanze, un costante equilibrio e una serena armonia interiore.

Accolse le vicissitudini della vita e tutte le sofferenze, molte delle quali le veniva spesso ingiustamente inflitte, con un atteggiamento di remissività e di accondiscendenza; atteggiamento che le consentì di sorridere di fronte alle avversità e di non lasciar trapelare all’esterno le afflizioni e le angosce della propria anima.

Nella vita spirituale di suor Nemesia, l’amore per il prossimo si configurava come la più alta manifestazione della sua fiducia e del suo totale abbandono in Dio, nelle mani del quale rimetteva la propria volontà e affidava la propria anima, certa che ogni sofferenza fosse un efficace strumento di purificazione e di elevazione spirituale. Nella persona afflitta, nell’ammalato, nel povero, nell’orfano, ella contemplava il volto di quel Cristo sofferente che, attraverso il sacrificio della Croce, aveva restituito all’umanità intera una possibilità di salvezza.

GUIDA E DIRETTRICE SPIRITUALE

Negli anni in cui fu insegnante presso l’Istituto san Vincenzo di Tortona e, soprattutto, nel lungo periodo in cui fu maestra delle novizie a Borgaro Torinese, suor Nemesia esercitò un’intensa attività di guida e di direzione spirituale, attraverso i colloqui personali con le giovani in formazione, i numerosi interventi scritti rivolti alle alunne e alle novizie, la cospicua corrispondenza epistolare con le sue ex allieve, le quali continuarono a chiederle consiglio e aiuto, anche dopo la loro uscita dall’educandato e aver concluso il noviziato.

Soprattutto l’epistolario permette di cogliere gli indirizzi di fondo che alimentarono l’intensa opera di direzione spirituale intrapresa da suor Nemesia. Vi possiamo cogliere lo spirito di profonda generosità e comprensione, la sua larghezza di vedute, i suoi consigli sempre particolarmente persuasivi ed efficaci.

Il suo temperamento connotato da profonda amorevolezza e da paziente disponibilità e comprensione nei riguardi di qualsiasi genere di circostanze, dalle più benevole a quelle maggiormente cariche di ostilità, contribuiva a fare di lei una personalità particolarmente dotata di analisi e di orientamento delle coscienze.

Possiamo dire che la capacità di suor Nemesia di ascoltare e di dare risposte significative ai molteplici problemi esistenziali e alla complessa ricerca spirituale delle giovani accolte in noviziato, rappresenti non tanto un’abilità innata o una naturale predisposizione alle relazioni interpersonali, quanto il risultato di un impegnativo affinamento spirituale delle proprie doti di intuizione e di penetrazione psicologica per la costante e viva preoccupazione circa il felice esito dell’itinerario umano e religioso delle giovani a lei affidate.

ESPERTA DI UMANITÀ

La sua fu una testimonianza di umanità con sfumature di delicatezza, sensibilità, dolcezza, rispetto, finezza. E, in particolare, il suo stile educativo era anch’esso incentrato sull’esemplarità, sulla dolcezza, sul dialogo affettuoso; il suo metodo privilegiava la semplicità, l’equilibrio, la solidità interiore e mirava alla preparazione di personalità umanamente e religiosamente mature.

Per la realizzazione di questo scopo, suor Nemesia avvertiva tutti i limiti della formazione religiosa tradizionale, incentrata per lo più sull’istruzione catechistica essenziale e sull’esercizio delle pratiche devote. Da qui, tutto il suo impegno nel far maturare nelle coscienze giovanili un’autentica apertura alla fede e un vigoroso spirito di carità e di apostolato cristiano. Anche a questo scopo, suor Nemesia non mancava di esortare le sue ex-allieve a conservare sempre la spontaneità e a coltivare lo slancio e la spensieratezza caratteristici degli anni giovanili, affinché la monotonia delle occupazioni quotidiane e il peso della responsabilità della vita adulta non isterilissero la loro testimonianza di fede e l’ansia caritativa nei riguardi del prossimo.

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Dal Libro della Vita

Santa Giovanna Antida Thouret

IL CORAGGIO DELLA CARITÀ

Nella famiglia Thouret, dove ci sono già tre figli maschi, Jeanne-Antide viene alla luce il 27 novembre 1765 a Sancey-Le-Long, un paese della Franca Contea, in Francia, ed è battezzata lo stesso giorno.

1765 LA PRIMA FIGLIA

Le viene dato il nome della madrina.

Gli anni della sua infanzia e giovinezza trascorrono all’insegna della normalità, ma si rivelano determinanti per il suo futuro: vive in una famiglia numerosa dove i valori umani e cristiani sono prioritari, una famiglia provata dalla sofferenza a causa della lunga malattia della madre e dei rapporti tesi e spesso conflittuali per la presenza in casa di una sorella del padre, non sposata e dal carattere difficile.

A 16 anni, Jeanne-Antide perde la mamma ed eccola madre della numerosa famiglia, alle prese con una zia che contesta le responsabilità affidatele dal padre.

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Santa Giovanna Antida Thouret

La sua testimonianza spirituale

Dio Solo - La Chiesa - I poveri

Jeanne-Antide era una donna dal carattere forte, fin da giovane abituata all'esercizio della responsabilità prima in casa, poi nelle scelte della sua vita.

Novizia e giovane suora, non defletté mai dall'orientamento fondamentale, non fu mai accomodante nella sua vita religiosa.

Nelle scelte drammatiche della Rivoluzione ebbe un senso della Chiesa vivissimo: nel paese natale affrontò a viso aperto i rappresentanti della Rivoluzione.

Esule con i Solitari del p. Receveur, seppe allontanarsi e affrontare un durissimo viaggio in un paese straniero, sostenuta solo dalla sua fede e dalla sua determinazione.

Fin dall'origine della sua comunità dovette operare scelte difficilicui mai intese sottrarsi. In tutta la sua vita dimostrò intelligenza, larghezza di vedute, forte sensibilità, ma anche un maturo senso materno.

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La sua testimonianza spirituale

San Vincenzo de' Paoli

LA SCUOLA DELLA VITA 

Terzo dei sei figli di Jean e Bertrande de Moras, Vincenzo nasce nell'aprile del 1581 a Pouy, un villaggio vicino Dax, nelle Lande della Guascogna, nel sud-ovest della Francia. 

Le origini contadine del ragazzo lo portarono ben presto a doversi occupare dei porci e delle greggi della famiglia, fino a quando, accortisi delle sue capacità intellettive, i genitori decisero di farlo studiare affidandolo, nel 1595, ai francescani del vicino convento di Dax.

Vincenzo studiò dai francescani solo pochi mesi perché, forse su raccomandazione dei frati, si guadagnò l'insperato interesse di un protettore,il signor de Comet, avvocato di Dax e giudice di Pouy che lo accolse in casa come precettore dei suoi figli e lo convinse ad intraprendere gli studi ecclesiastici.

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San Vincenzo de' Paoli

Il suo profilo apostolico

Evangelizzatore della campagne

Formatore del clero

Padre dei poveri

Innovatore della vita religiosa femminile 

 

Quando Vincenzo de’ Paoli si affacciò alla vita (1581-1660), era uno dei tanti contadini del suo tempo. Non aveva sangue blu nelle vene, la sua era una cultura che non gli permetteva di scrivere grandi opere, ogni carriera gli era preclusa.

Eppure, mentre tanti si domandavano il perché delle cose, egli capovolse i valori vigenti, chiedendosi: “Perché no?” Perché non si può cambiare, innovare, migliorare?

Fu questa la sua domanda e la missione, il carisma della carità furono la sua risposta coraggiosa a questa domanda.

Con la sua azione e la sua sensibilità cambiò il modo di sentire le cose, tanto che dopo di lui la Chiesa il mondo non furono più gli stessi. Inventò un nuovo ruolo della donna, mise al centro della vita l’uomo con i suoi bisogni e le sue speranze. Non inventò la carità, ma la scoprì in seno alla Chiesa e la collocò ai vertici dell’interesse del mondo.

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Il suo profilo apostolico

Santa Agostina Pietrantoni

PATRONA degli INFERMIERI d'ITALIA

Una suora pronta, umile, ilare

 

Il più antico ospedale di Roma, il Santo Spirito, si trova a pochi passi dal Vaticano.

A pochi passi dal luogo dove furono giustiziati i primi martiri cristiani e lo stesso san Pietro. Tra queste mura sono passati grandi santi, per visitare e confortare gli ammalati: Filippo Neri, Carlo Borromeo, Giuseppe Calasanzio, Vincenzo Pallotti, Giovanni Bosco.

E qui ha trovato la morte, e la gloria, una serva dei poveri, che il 18 aprile 1999 il Papa Giovanni Paolo II ha elevato all’onore degli altari e che la Conferenza Episcopale Italiana ha dichiarato Patrona degli Infermieri d’Italia, il 20 maggio 2003.

Suor Agostina, al secolo Livia Pietrantoni, fu uccisa al Santo Spirito il mattino del 13 novembre 1894 da un malato di tubercolosi, Giuseppe Romanelli.

Un episodio tragicamente casuale, all’apparenza. Il gesto di uno squilibrato, si direbbe. Ma per il popolo di Roma, che sa riconoscere i santi, non fu così, fin da subito.

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Santa Agostina Pietrantoni

La sua spiritualità

PER GESÙ, TUTTO È POCO

Il profilo biografico di Suor Agostina Pietrantoni, una giovane donna umile, mite, ilare, ci offre l'occasione di conoscere questa Suora della Carità che, nella semplicità della sua vita quotidiana, ci ripropone in tutta la sua forza il perenne messaggio evangelico di Gesù: "Amatevi come io vi amo".

La vita di Suor Agostina si svolge come una liturgia: due tempi “ordinari” un tempo “forte”.

Il primo tempo “ordinario” è quello della sua esistenza di ragazza di paese: semplice, modesta, laboriosa, cristiana fedele. Come tante sue amiche. Eppure più delle altre creava intorno a sé serenità, sicurezza, luce di bontà. Tutti lo avvertivano.

Il secondo tempo ordinario è rappresentato dagli otto anni di vita religiosa:

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La sua spiritualità

Beata Nemesia Valle

“…IL CUORE DI SUOR NEMESIA!”

Giulia Valle nasce ad Aosta il 26 giugno 1847, donando tanta felicità a una coppia giovane e benestante di Donnas che aveva già perso prematuramente i due figli precedenti.

Anselmo Valle e Maria Cristina Dalbard, suoi genitori, la conducono al fonte battesimale il 26 giugno 1847, presso l'antica collegiata di Sant' Orso e la chiamano Maddalena, Teresa, Giulia.

Segue la nascita di Vincenzo. La sua infanzia trascorre serena, tra il lavoro di modista della mamma e i viaggi e i commerci del padre.

Animata da un profondo senso religioso, Maria Cristina Dalbard ispira ai due figli, accanto ad una visione serena della vita, anche un’autentica apertura verso gli altri e un’indole generosa che orientano il temperamento particolarmente vivace e luminoso e la naturale curiosità della piccola Giulia.

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Beata Nemesia Valle

Il suo itinerario spirituale

GUIDA E DIRETTRICE SPIRITUALE

ESPERTA DI UMANITÀ

 

Tratteggiare il profilo spirituale di suor Nemesia non è facile: il suo volto esprimeva calma, pace, infondeva serenità, anche quando il suo animo era in subbuglio.

E tutta la sua esistenza non fu che la somma di tante cose normali, occupazioni ordinarie, faccende comuni, compiti per nulla esaltanti. Sbaglierebbe chi cercasse nella vita dell’umile suora valdostana eventi straordinari, fatti e vicende che attestano un cammino religioso condotto all’insegna dell’eccezionalità.

La testimonianza spirituale di suor Nemesia si sviluppa, viceversa, nell’ordinario, privilegia la dimensione della quotidianità.

La sua vita è un forte messaggio di umiltà e di carità: la sua fedeltà al carisma, la dedizione alle novizie e alle consorelle vanno intimamente legate al suo amore per la Chiesa, che si manifesta nel suo ardente spirito missionario e nella sua generosa e lieta disponibilità a servire tutti nella Chiesa.

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Il suo itinerario spirituale

Beata Enrichetta Alfieri

BEATA ENRICHETTA ALFIERI

“La Mamma" di San Vittore

una donna per la vita, la libertà e la carità

Per i detenuti milanesi e i loro familiari era “l’angelo di San Vittore”. Ma all’impegno in carcere suor Enrica Alfieri c’era arrivata per caso, o meglio, per provvidenza.

Poiché, in realtà, la sua vocazione era la missione educativa nell’asilo infantile curato a Vercelli dalle Suore della carità di santa Giovanna Antida Thouret, fra le quali era entrata nel 1911, a vent’anni di età.

Era, infatti, nata a Borgo Vercelli il 23 febbraio 1891.

A soli 28 anni si ritrovò ammalata del morbo di Pott e fu costretta a lasciare la scuola.

Per quattro anni restò immobile a letto, soffrendo «con dignità, amore, dolcezza e fortezza», come scriveva alle consorelle.

Da un viaggio a Lourdes riportò a casa una bottiglia di acqua benedetta, che iniziò a bere quotidianamente con fiducia.

E il 25 febbraio 1923, dopo aver invocato la Madonna, sentì l’ordine: «Alzati».

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Beata Enrichetta Alfieri

Il suo profilo spirituale

“Soffrirò, lavorerò e pregherò per attirare anime a Gesù” 

Suor Enrichetta è una figura che interpella non solo le Suore della Carità, ma ogni donna, ogni cristiano   impegnato anche civilmente e politicamente.

Ha saputo essere donna e religiosa, in termini intelligenti e propositivi, assumendo anche responsabilità civili, oltre che religiose, ponendosi in dialogo con la differenza.

In suor Enrichetta emerge una personalità ricca di doti sul piano umano e cristiano

In particolare:

  • una intelligenza vivace ed intuitiva, come è dimostrato dal curricolo dei suoi studi, dalla sua capacità di assolvere con creatività e competenza i compiti a lei assegnati dai Superiori, dalla abilità con cui sa impostare e portare felicemente a termine le molteplici pratiche amministrative e legali relative alla sua funzione direttiva della Sezione Femminile del Carcere San Vittore; come è ancora dimostrato dalla qualità del suo epistolario e dagli scritti vari, i quali, pur nella loro occasionalità, rivelano sensibilità, intuizione e profondità di pensiero;

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Il suo profilo spirituale