“Una strada chiamata carità”: Decennale Fondazione Thouret Traguardo significativo per la Fondazione Thouret, a coronamento di una presenza iniziata proprio…
Il Coraggio della Carità contiene i fondamenti spirituali e le linee guida per i Gruppi locali degli Amici di Santa Giovanna Antida a livello internazionale
Chiamati a... Mandati per... - Convocazione animatori AJA del mondo
Laici e suore insieme per un approfondimento biblico e carismatico e per scrivere insieme il Documento Base Movimento AJA International
Il Gruppo Promotore ha presentato alle Suore Capitolari il documento: 2010-2015 Il cammino degli Amici. Il Capitolo: una sosta … per ripartire senza indugio!
Il testo è suddiviso in tre parti. La prima parte riguarda il cammino degli ultimi 5 anni, le attività di formazione e i diversi impegni, la preparazione al Capitolo generale
Dopo la pausa, l’assemblea capitolare ha posto al Gruppo Promotore alcune domanda di chiarificazioni concernenti le proposte che gli AJA hanno inviato al Capitolo: le strutture, lo statuto, il riconoscimento giuridico per poter svolgere attività di volontariato, la missione e la formazione.
Al termine del confronto, si è sentito il bisogno di mettere in evidenza la vitalità del cammino dei gruppi laici AJA e di rendere grazie per l’azione dello Spirito Santo che ci sorprende, ci precede e la sua forza trasforma la vita.
I vari “quadri” che compongono la “tovaglia degli AJA” provengono da tutti i gruppi locali sparsi nel mondo.
Dal 2013 un Gruppo Promotore internazionale
Gruppo Promotore 2013
Nel 2013, viene nominato un Gruppo Promotore per condividere con tutti i gruppi AJA nel mondo la formazione e l'animazione
2010 Laici al Capitolo
Porre germi di un'umanità sobria, fraterna, solidale
Elaborazione Testo Fondatore
Incontro internaz. 2007
Nel 2007, a Roma si celebra il primo incontro internazionale degli AJA. Esso permette di fare un passo avanti con il Testo Fondatore comune a tutti i gruppi nel mondo.
Il Capitolo Generale 2005 alle Suore della Carità pone l’interrogativo: "Quale relazione vogliamo instaurare noi tra noi e i laici, per cammini futuri?"
Suore in cammino con i laici
Roma 2002
Presso la Casa Generalizia, nel 2002 si incontrano le suore responsabili del movimento: "In cammino con i laici”. Il cammino con i laici provoca le suore ad aprirsi ad una nuova mentalità, alla fiducia e alla speranza.
Nasce il Movimento AJA
USA
Negli anni '80, alcuni laici negli USA domandano di conoscere meglio il carisma.
Prendono il nome di associati, s’impegnano ad approfondire la loro fede e a vivere la carità verso i poveri.
In Italia, in Francia, poi in Svizzera, cominciano a costituirsi alcuni piccoli gruppi. Sono persone che vogliono partecipare alla missione delle Suore della Carità o che, in un modo o in un altro, si sentono interpellati.
E altri si costituiscono fuori dall'Europa per vivere e condividere il Carisma di Giovanna Antida, ciascuno secondo la propria vocazione, nella Chiesa, al servizio della società
India
L’obiettivo globale del Capitolo del 2005 impegna tutti i gruppi AJA sparsi nel mondo: "Suore e laici vogliamo contribuire, a porre germi di un’umanità sobria, solidale e fraterna”.
Gruppi AJA in Africa
Ciad
Il modo di condividere, di approfondire, di vivere il carisma sono diversi secondo i luoghi e i gruppi: gruppi di preghiera o di approfondimento della vita di Giovanna Antida e del carisma, azioni di solidarietà, impegno nel volontariato.
Medio Oriente
Una diversità, fra i gruppi AJA, che ha a cuore il desiderio e la scelta di assumere nella propria vita quotidiana la spiritualità di Santa Giovanna Antida: “Non solamente per la mia vita ma per essere lievito nella società, là dove io mi trovo. Lavorare all’interno del mondo e delle società al rispetto e al servizio dei poveri di oggi.”
Indonesia
Dal Testo Fondatore AJA: "Battezzati per essere fedeli al Vangelo, noi orientiamo le nostre vite a Cristo che vogliamo servire nei poveri, « sue membra sofferenti ». Ci impegniamo a vivere nella sobrietà, nella solidarietà e nella fraternità.
Siria
Dal Testo Fondatore AJA: "Siamo attenti ai poveri per agire secondo le nostre possibilità, nei differenti contesti culturali della società d’oggi.
Vogliamo che sia riconosciuta la dignità di ogni persona, in modo che il nostro mondo non agisca a detrimento di coloro che sono i più vulnerabili.
Scegliamo i mezzi più adatti per formarci umanamente e spiritualmente".
Paraguay
Riprendendo sempre dal Testo Fondatore AJA: "Da Giovanna Antida, impariamo a porre la nostra fiducia in Dio solo per trovare in Lui il coraggio dell’amore e della testimonianza. Per questo, nella nostra vita, riserviamo dei tempi alla preghiera e all’approfondimento del carisma".
Dal Libro della Vita
Santa Giovanna Antida Thouret
IL CORAGGIO DELLA CARITÀ
Nella famiglia Thouret, dove ci sono già tre figli maschi, Jeanne-Antide viene alla luce il 27 novembre 1765 a Sancey-Le-Long, un paese della Franca Contea, in Francia, ed è battezzata lo stesso giorno.
1765 LA PRIMA FIGLIA
Le viene dato il nome della madrina.
Gli anni della sua infanzia e giovinezza trascorrono all’insegna della normalità, ma si rivelano determinanti per il suo futuro: vive in una famiglia numerosa dove i valori umani e cristiani sono prioritari, una famiglia provata dalla sofferenza a causa della lunga malattia della madre e dei rapporti tesi e spesso conflittuali per la presenza in casa di una sorella del padre, non sposata e dal carattere difficile.
A 16 anni, Jeanne-Antide perde la mamma ed eccola madre della numerosa famiglia, alle prese con una zia che contesta le responsabilità affidatele dal padre.
Jeanne-Antide era una donna dal carattere forte, fin da giovane abituata all'esercizio della responsabilità prima in casa, poi nelle scelte della sua vita.
Novizia e giovane suora, non defletté mai dall'orientamento fondamentale, non fu mai accomodante nella sua vita religiosa.
Nelle scelte drammatiche della Rivoluzione ebbe un senso della Chiesa vivissimo: nel paese natale affrontò a viso aperto i rappresentanti della Rivoluzione.
Esule con i Solitari del p. Receveur, seppe allontanarsi e affrontare un durissimo viaggio in un paese straniero, sostenuta solo dalla sua fede e dalla sua determinazione.
Fin dall'origine della sua comunità dovette operare scelte difficili, cui mai intese sottrarsi. In tutta la sua vita dimostrò intelligenza, larghezza di vedute, forte sensibilità, ma anche un maturo senso materno.
Terzo dei sei figli di Jean e Bertrande de Moras, Vincenzo nasce nell'aprile del 1581 a Pouy, un villaggio vicino Dax, nelle Lande della Guascogna, nel sud-ovest della Francia.
Le origini contadine del ragazzo lo portarono ben presto a doversi occupare dei porci e delle greggi della famiglia, fino a quando, accortisi delle sue capacità intellettive, i genitori decisero di farlo studiare affidandolo, nel 1595, ai francescani del vicino convento di Dax.
Vincenzo studiò dai francescani solo pochi mesi perché, forse su raccomandazione dei frati, si guadagnò l'insperato interesse di un protettore,il signor de Comet, avvocato di Dax e giudice di Pouy che lo accolse in casa come precettore dei suoi figli e lo convinse ad intraprendere gli studi ecclesiastici.
Quando Vincenzo de’ Paoli si affacciò alla vita (1581-1660), era uno dei tanti contadini del suo tempo. Non aveva sangue blu nelle vene, la sua era una cultura che non gli permetteva di scrivere grandi opere, ogni carriera gli era preclusa.
Eppure, mentre tanti si domandavano il perché delle cose, egli capovolse i valori vigenti, chiedendosi: “Perché no?” Perché non si può cambiare, innovare, migliorare?
Fu questa la sua domanda e la missione, il carisma della carità furono la sua risposta coraggiosa a questa domanda.
Con la sua azione e la sua sensibilità cambiò il modo di sentire le cose, tanto che dopo di lui la Chiesa il mondo non furono più gli stessi. Inventò un nuovo ruolo della donna, mise al centro della vita l’uomo con i suoi bisogni e le sue speranze. Non inventò la carità, ma la scoprì in seno alla Chiesa e la collocò ai vertici dell’interesse del mondo.
Il più antico ospedale di Roma, il Santo Spirito, si trova a pochi passi dal Vaticano.
A pochi passi dal luogo dove furono giustiziati i primi martiri cristiani e lo stesso san Pietro. Tra queste mura sono passati grandi santi, per visitare e confortare gli ammalati: Filippo Neri, Carlo Borromeo, Giuseppe Calasanzio, Vincenzo Pallotti, Giovanni Bosco.
E qui ha trovato la morte, e la gloria, una serva dei poveri, che il 18 aprile 1999 il Papa Giovanni Paolo II ha elevato all’onore degli altari e che la Conferenza Episcopale Italiana ha dichiarato Patrona degli Infermieri d’Italia, il 20 maggio 2003.
Suor Agostina, al secolo Livia Pietrantoni, fu uccisa al Santo Spirito il mattino del 13 novembre 1894 da un malato di tubercolosi, Giuseppe Romanelli.
Un episodio tragicamente casuale, all’apparenza. Il gesto di uno squilibrato, si direbbe. Ma per il popolo di Roma, che sa riconoscere i santi, non fu così, fin da subito.
Il profilo biografico di Suor Agostina Pietrantoni, una giovane donna umile, mite, ilare, ci offre l'occasione di conoscere questa Suora della Carità che, nella semplicità della sua vita quotidiana, ci ripropone in tutta la sua forza il perenne messaggio evangelico di Gesù: "Amatevi come io vi amo".
La vita di Suor Agostina si svolge come una liturgia: due tempi “ordinari” un tempo “forte”.
Il primo tempo “ordinario” è quello della sua esistenza di ragazza di paese: semplice, modesta, laboriosa, cristiana fedele. Come tante sue amiche. Eppure più delle altre creava intorno a sé serenità, sicurezza, luce di bontà. Tutti lo avvertivano.
Il secondo tempo ordinario è rappresentato dagli otto anni di vita religiosa:
Giulia Valle nasce ad Aosta il 26 giugno 1847, donando tanta felicità a una coppia giovane e benestante di Donnas che aveva già perso prematuramente i due figli precedenti.
Anselmo Valle e Maria Cristina Dalbard, suoi genitori, la conducono al fonte battesimale il 26 giugno 1847, presso l'antica collegiata di Sant' Orso e la chiamano Maddalena, Teresa, Giulia.
Segue la nascita di Vincenzo. La sua infanzia trascorre serena, tra il lavoro di modista della mamma e i viaggi e i commerci del padre.
Animata da un profondo senso religioso, Maria Cristina Dalbard ispira ai due figli, accanto ad una visione serena della vita, anche un’autentica apertura verso gli altri e un’indole generosa che orientano il temperamento particolarmente vivace e luminoso e la naturale curiosità della piccola Giulia.
Tratteggiare il profilo spirituale di suor Nemesia non è facile: il suo volto esprimeva calma, pace, infondeva serenità, anche quando il suo animo era in subbuglio.
E tutta la sua esistenza non fu che la somma di tante cose normali, occupazioni ordinarie, faccende comuni, compiti per nulla esaltanti. Sbaglierebbe chi cercasse nella vita dell’umile suora valdostana eventi straordinari, fatti e vicende che attestano un cammino religioso condotto all’insegna dell’eccezionalità.
La testimonianza spirituale di suor Nemesia si sviluppa, viceversa, nell’ordinario, privilegia la dimensione della quotidianità.
La sua vita è un forte messaggio di umiltà e di carità: la sua fedeltà al carisma, la dedizione alle novizie e alle consorelle vanno intimamente legate al suo amore per la Chiesa, che si manifesta nel suo ardente spirito missionario e nella sua generosa e lieta disponibilità a servire tutti nella Chiesa.
Per i detenuti milanesi e i loro familiari era “l’angelo di San Vittore”. Ma all’impegno in carcere suor Enrica Alfieri c’era arrivata per caso, o meglio, per provvidenza.
Poiché, in realtà, la sua vocazione era la missione educativa nell’asilo infantile curato a Vercelli dalle Suore della carità di santa Giovanna Antida Thouret, fra le quali era entrata nel 1911, a vent’anni di età.
Era, infatti, nata a Borgo Vercelli il 23 febbraio 1891.
A soli 28 anni si ritrovò ammalata del morbo di Pott e fu costretta a lasciare la scuola.
Per quattro anni restò immobile a letto, soffrendo «con dignità, amore, dolcezza e fortezza», come scriveva alle consorelle.
Da un viaggio a Lourdes riportò a casa una bottiglia di acqua benedetta, che iniziò a bere quotidianamente con fiducia.
E il 25 febbraio 1923, dopo aver invocato la Madonna, sentì l’ordine: «Alzati».
“Soffrirò, lavorerò e pregherò per attirare anime a Gesù”
Suor Enrichetta è una figura che interpella non solo le Suore della Carità, ma ogni donna, ogni cristiano impegnato anche civilmente e politicamente.
Ha saputo essere donna e religiosa, in termini intelligenti e propositivi, assumendo anche responsabilità civili, oltre che religiose, ponendosi in dialogo con la differenza.
In suor Enrichetta emerge una personalità ricca di doti sul piano umano e cristiano
In particolare:
una intelligenza vivace ed intuitiva, come è dimostrato dal curricolo dei suoi studi, dalla sua capacità di assolvere con creatività e competenza i compiti a lei assegnati dai Superiori, dalla abilità con cui sa impostare e portare felicemente a termine le molteplici pratiche amministrative e legali relative alla sua funzione direttiva della Sezione Femminile del Carcere San Vittore; come è ancora dimostrato dalla qualità del suo epistolario e dagli scritti vari, i quali, pur nella loro occasionalità, rivelano sensibilità, intuizione e profondità di pensiero;Continua a leggere...
I Laici Amici di Giovanna Antida e collaboratori
Formiamo, con le Suore della Carità, una stessa famiglia spirituale, per vivere e condividere il carisma di Giovanna Antida, ciascuno secondo la propria vocazione, nella Chiesa, al servizio della società